mercoledì 10 febbraio 2016

Bella foto!!! Con quale attrezzatura hai scattato?

Quante volte ci sarà successo di scattare delle fotografie e sentirci dire: "Cavolo che belle foto con quale macchina e obbiettivo hai scattato?"

Questi discorsi mi fanno rabbrividire... come se fosse il modello della macchina e l'obbiettivo a creare una bella foto! Ho qualche dubbio.
Al giorno d'oggi ci sono tantissimi costruttori di macchine fotografiche non voglio citarne i nomi , comunque per quanto mi riguarda scegliete voi quello che più vi piace, per me uno vale l'altro.

Se parliamo di fotografia come opera, non è interessante sapere con cosa è stata creata ma è importante chiedere e sapere cosa ha spinto quella persona a creare quella foto? Come ha fatto a notare quel particolare proprio in questo momento? Perché hai scelto il banco anziché il colore o viceversa?

Queste sono solo alcune delle domande che io farei quando vedo una foto che impressiona la mia mente.

L'unica macchina fotografica che scatta la nostra fotografia ancora prima che quell'attimo succeda nella realtà sono i nostri occhi e la nostra mente, la macchina fotografica analogica o digitale che sia ha solo una funzione ovvero, memorizzare quello che il nostro occhio e la nostra mente ha percepito un attimo prima.

Questa che sto per scrivere è una citazione di Hanri Certier-Bresson: 

È un'illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa.

Se invece parliamo di fotografia come servizio fotografico, le cose cambiano, qui possiamo fare ottime foto dove oltre l'occhio, la testa e il cuore serve la tanta esperienza nel tipo di servizio che stiamo offrendo, portando a casa un bel quantitativo di immagini con qualità eccezionale qui a darci una mano ci deve essere anche una buona attrezzatura.

Vorrei soffermarmi però sulla foto come opera.
Cos'è che ci sofferma a scattare una fotografia? Non ci sono regole per una bella fotografia, o meglio ci sono le regole ma non è detto che la foto sia bella, la foto può essere perfetta come composizione come regolazione di colori.... ma se quella fotografia rimane vuota, senza un anima, senza dare emozioni, senza raccontare qualcosa... quella foto a mio avviso non può essere dichiarata una bella foto.

Alcune volte si è tentati di viaggiare lontano per cercare di fare delle foto che risultino belle ma avete mai provato a fermarvi in un posto ed attendere?

Voi mi dite attendere cosa? Quello che voi cercate, il vostro attimo la vostra foto, quello che i vostri occhi la vostra mente e il vostro cuore vuol realizzare, o meglio quello che vuol raccontare, può essere qualsiasi cosa un frammento di vita, un sorriso un abbraccio la nebbia che si alza la sera dopo il tramonto, l'ombra lunga di un albero all'alba...

Non importa quale sia il soggetto, una bella foto deve raccontare agli altri quello che i vostri occhi, la mente e il vostro cuore hanno percepito, questa è la cosa essenziale.


mercoledì 27 gennaio 2016

RECTAFLEX, una storia Italiana.

La storia che sto per raccontarvi mi è stata narrata da un mio amico fotografo appassionato di storia fotografica, Antonio Calossi.

RECTAFLEX, un nome importante nella storia della fotografia Italiana, tutto nacque intorno all'anno 1936 da un'idea di Telemaco Corsi studente di legge con la passione della fotografia, costui era intenzionato a realizzare la macchina fotografica perfetta, il progetto si interruppe nel periodo della guerra e fu ripreso subito dopo il dopoguerra intorno all'anno 1946.

In quel periodo le macchine fotografiche migliori erano le Leica e Contax a telemetro, secondo il punto di vista di Telemaco la macchina perfetta doveva  essere una reflex a pozzetto con specchio e una visione diretta dall'obbiettivo mediante un pentaprisma.

Fu presentato un prototipo di legno, non funzionante, alla fiera di Milano il quale ebbe un enorme successo, l'anno successivo fu presentata una preserie nella quale fu trovato un difetto, il pentaprisma ribaltava l'immagine sopra/sotto ma non destra/sinistra, ovvero la visualizzazione orizzontale veniva ribaltata correttamente, mentre non veniva correttamente ribaltata quella verticale.

L'errore di progettazione fu corretto, Telemaco Corsi ottenne un finanziamento di 300.000.000 di Lire dall'azienda in cui lavorava e fondò la RECTAFLEX con sede a Roma. 
Oltre ad avere una visione perfetta anche la meccanica però doveva esserlo infatti i suoi ingranaggi erano da orologeria i cuscinetti in rubino, anche le ottiche dovevano essere le migliori furono interpellate le aziende come Officine Galileo, Filotecnica Salmoiraghi e Zeiss.

Le ottiche migliori in quegli anni erano le Zeiss quindi erano anche le più gettonate da Telemaco Corsi, il quale invio proprio a Zeiss dei prototipi, questa collaborazione però non ebbe mai inizio.
Alla successiva campionaria di Milano la Zeiss presentò una macchina fotografica  reflex con pentaprisma la Contax S, scavalcando sul tempo l'idea di Telemaco Corsi, per questo non ci fu nessuna collaborazione con Zeiss.

Ad oggi la Contax S risulta essere la prima reflex a pentaprisma ma sarà vero?

La RECTAFLEX si presentava come una macchina stupenda con tantissimi brevetti, uno dei progettisti del gruppo aveva agganci con l'America la quale face un ordine di 30.000 pezzi per un valore di 100.000.000 Lire, da impiegare per la guerra in Korea, ne vennero fatti soltanto 1.000 e l'azienda non fu mai pagata.

Da questo enorme buco finanziario non riuscirono mai a risollevarsi, la RECTAFLEX chiuse nel 1954-55.

Fu acquistata dai reali del Liechtenstein ma le speranze di risollevare l'azienda furono vane.

L'ultima RECTAFLEX, si narra che sia stata venduta in un negozio di Roma nel 1960 e qui si conclude la storia di una macchina perfetta.